Riporto qui questa vicenda a margine della lotta degli immigrati bresciani saliti sulla gru nel 2010, non perchè io abbia svolto un ruolo particolare in quella grande lotta, ma perché mostra senza infingimenti cosa succede quando un intellettuale prova a fare il suo dovere. Fascisti e leghisti sbraitano e i baroni universitari assecondano le loro pretese. Così, mi sono ritrovato un'interrogazione parlamentare della Lega Nord sulla pericolosità della mia attività politica, un procedimento disciplinare da parte dell'ateneo, l'esclusione da tutti gli insegnamenti della facoltà e una misterioso voltafaccia da parte di un editore (Carocci) che, a tre giorni dalla pubblicazione di un mio libro (intitolato La congiura dei baroni), ha deciso che con me non voleva più avere a che fare.

 

INCONTRI SOTTO LA GRU: LE RAGIONI DI UNA SCELTA OBBLIGATA


Niente di sovversivo, ma semplici pratiche collettive di UNIVERSITÀ CRITICA

 

I FATTI

 

Le lotte degli immigrati hanno una lunga tradizione a Brescia. Altrettanto lunghe sono le espressioni di solidarietà attiva, da una parte, e gli attacchi diffamanti e discriminatori, dall’altra. Mai però l’università è stata coinvolta manu militari in queste lotte di emancipazione e nei tentativi privati e di Stato di reprimerle. Lunedì 8 novembre 2010, dopo dure cariche delle forze dell’ordine, con fermi, arresti e feriti, la facoltà di economia è assediata da polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Obiettivo: impedire ogni gesto di solidarietà popolare agli immigrati che, dal 30 ottobre, sono su una gru adiacente all’università (nel cantiere per la realizzazione della metropolitana), in lotta contro quella che definiscono una “sanatoria-truffa” e, più in generale, per rivendicare i loro diritti. Ma soprattutto, lo stato d’assedio instaura di fatto un regime di embargo nei confronti degli immigranti sulla gru, tagliando loro acqua, cibo, mezzi di comunicazione e coperte asciutte per ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Nell’isolare gli immigrati in lotta, l’assedio isola anche l’università e blocca una delle principali vie d’accesso al centro storico della città. L’accesso alla facoltà di economia è impedito a chiunque non abbia un tesserino universitario e un documento d’identità e, in alcuni casi (secondo la discrezione dei tutori dell’ordine pubblico), anche a chi ce li ha.

 

LA MIA RISPOSTA

 

Un momento di approfondimento e di discussione pubblica nello spazio antistante la facoltà, in cui si è formato un presidio spontaneo di sostegno alla lotta degli immigrati e contro la militarizzazione della città. All’iniziativa sono intervenuti anche la professoressa Sandye Gloria-Palermo della facoltà di diritto ed economia dell’università di Nizza, i professori Terenzio Maccabelli e Cristina Alessi della facoltà di economia, Antonio d’Andrea e Arianna Carminati della facoltà di Giurisprudenza e il lavoratore tecnico-amministrativo Alberto Benassa dell’ateneo di Brescia. Ovviamente, non scrivo in loro nome, ma parlo solo per me:

 

Non rendo conto a nessuna autorità che stabilisce chi entra nell’università e chi invece deve restarne fuori. L’università è luogo di critica scientifica, non di obbedienza al potere. Perciò, quando ragioni di “ordine pubblico” impediscono alla società di entrare nell’università, gli universitari escono dall’università e dialogano con la società.

 

La sola scienza che riconosco non sta al servizio del potere, né del mercato, ma della società.

 

I diritti per pochi sono privilegi

I diritti a pagamento sono merci

I diritti non si meritano… si conquistano!

 

LE REAZIONI

 

GRIMOLDI. Il deputato della Lega nord padania, Paolo Grimoldi, ha depositato un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Mariastella Gelmini, al ministro della giustizia, Angelino Alfano, e al ministro dell’interno, Roberto Maroni, in cui ritiene “vergognoso che alcuni di questi docenti siano usciti in mezzo alla piazza muniti di megafono incitando gli immigrati ad entrare illegalmente nel nostro paese … Si è evidentemente trattato di un atteggiamento ai limiti della istigazione a commettere un reato o comunque a violare le leggi” (nel testo diffuso ai giornali: “al limite della sovversione”). “Sempre gli stessi docenti hanno invitato gli studenti ad uscire dalle aule universitarie e a recarsi davanti ai cordoni della polizia con chiaro intento provocatorio”. Infine, “non è assolutamente tollerabile l'atteggiamento di chi ritiene di poter utilizzare le facoltà per scopi estranei alle funzioni proprie; sul sito dell'ateneo (http://www.eco.unibs.it/palermo), uno dei manifestanti, professor Palermo, utilizza gli spazi per diffondere idee politiche” (Interrogazione a risposta scritta, 4/09660 Camera dei deputati, presentata il 23 nov 2010). Grimoldi teme soprattutto che il prossimo passo sia “una bella lezione sulla stella a cinque punte e sulla necessità della lotta armata” (La Padania, 11 nov 2010). I docenti e i ricercatori protagonisti della vicenda vanno sospesi immediatamente” perché “è inaccettabile che la formazione dei giovani sia nelle mani di fanatici guerriglieri che predicano la cultura dell’illegalità” (La Padania, 12 nov 2010).

 

BECCALOSSI. L’onorevole Viviana Beccalossi, del Partito della libertà, ha protestato presso il rettore dell’università, professor Sergio Pecorelli, indignata soprattutto per il “pugno chiuso” (Bresciaoggi, 12 nov 2010).

 

ROLFI. Si “rattrista molto” il vicesindaco di Brescia, Fabio Rolfi (Lega nord), “per il salto temporale” che gli facciamo fare, “che lo riporta al 1968” (La Padania, 11 nov 2010). Poi, si rivolge al rettore dell’univerità: “per dimostrare che l'università è una istituzione e non un circolo ricreativo comunista faccia una visita sulla pagina del sito del signor Palermo” (Sito web di Fabio Rolfi, 12 nov 2010).

 

GHEZZI. Ormonale la reazione di Andrea Ghezzi, consigliere comunale a Brescia, vicecapogruppo del Popolo della libertà, che di questi “cattivi maestri” ne ha “le palle piene” (QuiBrescia, 11 nov 2010).

 

UNIVERSITARI PADANI. Si indignano infine gli universitari padani “per l’atteggiamento vergognoso dimostrato da alcuni professori”. Contro queste “vere e proprie operazioni di indottrinamento degne del peggiore bolscevismo sovietico", chiedono “ai presidi e al rettore di richiamare alla disciplina quei baroni convinti di poter fare il lavaggio del cervello agli studenti” (QuiBrescia, 10 nov 2010).

 

PARLAMENTO

Interrogazione a risposta scritta, 4/09660 Camera dei deputati, presentata il 23 nov 2010 dall’on. Grimoldi

 

STAMPA LOCALE

Bresciaoggi, 11 nov 2010

Bresciaoggi, 12 nov 2010

Bresciaoggi, 12 nov 2010 bis

Bresciadomani, 11 nov 2010

 

LEGA NORD PADANIA

La Padania, 11 nov 2010

La Padania, 12 nov 2010

Movimento universitario padano, 11 nov 2010

Movimento universitario padano, 14 nov 2010

Movimento universitario padano, 14 nov 2010 bis

Il sito di Fabio Rolfi, 12 nov 2010

 

STAMPA NAZIONALE

Italia oggi, 13 nov 2010

Agi, 17 nov 2010

Il Fatto quotidiano, 11 nov 2010

Corriere della Sera, 11 nov 2010

 

SITI INTERNET

Brace brace brace, 12 nov 2010

Articolo 21, 10 nov 2010

AgenParl, 11 nov 2010

Uniriot, 10 nov 2010

BSNews.it, 11 nov 2010

QuiBrescia.it, 10 nov 2010

QuiBrescia.it, 11 nov 2010

 

Un ringraziamento ai Giovani padani per l’interesse mostrato nei confronti di questa iniziativa rendendo disponibili i video sul loro sito: http://www.mgpbrenno.leganord.org/videotemp.htm. Peccato che è infetto. Per completezza di cronaca, li invito a mettere in rete anche le conclusioni (a pugno chiuso!).

 

 

LOTTA DURA, SENZA PAURA!