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Siamo in guerra

Da Brescia e Bergamo, nelle fasi più drammatiche dell’emergenza sanitaria e della spettacolarizzazione mediatica della morte di uomini e donne, abbiamo deciso di reagire.

 

Che ci fossero tante cose che non tornavano nella narrazione dominante l’abbiamo visto subito e, anche in prima persona, mi sono esposto ad un vero e proprio linciaggio da parte dei leoni da tastiera che in piazza ci vanno solo il giorno del mercato.

 

Il fatto stesso di aver criticato dati inverosimili o palesemente falsi, peraltro con qualche competenza scientifica, mi ha reso oggetto di ogni sorta di insulto, scherno e minaccia corporea e di querela.

 

Ma il mio obiettivo, l’avevo detto da subito, non era di fermarmi alla demistificazione. Quando nella narrazione dominante c’è qualcosa che non gira, significa semplicemente che ci sono obiettivi nascosti, che evidentemente è preferibile non esplicitare. Il problema è appunto capire quali siano questi obiettivi, quali siano gli attori effettivamente in campo e quali siano le loro strategie complessive. Il tutto, ovviamente, non come mero esercizio accademico, ma come passaggio fondamentale per poter costruire percorsi di lotta all’altezza della situazione.

 

Assieme ad altri compagni ci siamo quindi messi sotto a discutere e studiare e, nei limitati spazi di agibilità che ci sono stati concessi, a lottare sul campo.

 

L’anno scorso, mentre i più accaniti sostenitori della narrazione dominante — o semplicemente le persone più spaventate dalla campagna di terrorismo mediatico messa in campo dal capitale e dal governo — mi invitavano ad andare lì a Bergamo a sostenere certe nefandezze, abbiamo deciso di accettare la sfida.

 

Grazie alla disponibilità politica, logistica e umana dei compagni del Circolo Al Bafo di Seriate, in provincia di Bergamo, abbiamo organizzato una scuola estiva marxista sulla crisi economica e le lotte sociali in Europa, nella quale abbiamo avuto l’espressione di solidarietà e il contributo scientifico-politico di alti esponenti del mondo accademico e diplomatico di Cuba, Venezuela, Nicaragua e El Salvador, paesi che la pandemia l'hanno affrontata con ben altri principi di razionalità di quelli imposti da noi dal grande capitale e dai suoi pupazzi della politica.

 

Questo passaggio ci ha permesso di crescere politicamente e numericamente e ha contribuito a sviluppare il nostro percorso collettivo di critica e di lotta.

 

In quest’altro anno di “emergenza covid”, le contraddizioni che avevamo individuato si sono via via realizzate. Separare le restrizioni imposte in nome del “diritto alla salute” daIle questioni lavorative e di classe è una strategia tanto ovvia quanto efficace per sottomettere ancora di più la società al capitale. Non lasciamoci strumentalizzare, né reprimere, da chi ci sfrutta e ci priva dei nostri diritti. Perché qui o si lotta o si muore.

 

È arrivato il momento di confrontarci su più larga scala. Venite tutti a Seriate per questa tre giorni di assemblee e dibattiti. Socializziamo i nostri percorsi, discutiamo a 360 gradi e costruiamo assieme una strategia organica di lotta e di Resistenza.

 

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